Una fiaba per descrivere il popolo Uzbeko.
I tre fratelli (fiaba uzbeka)
C’era una volta un vecchio che aveva tre figli.
Questi volevano andare in giro a visitare altri paesi, per conoscere il mondo e cercare avventure. Il padre diede loro il suo permesso senza problemi, ma domandò: “Che cosa posso regalarvi per il vostro viaggio figli miei?”
“Un sacco d’oro” disse il più grande dei tre, con le mani che quasi gli tremavano tanto era avido.
“Una spada tagliente” disse il secondo, con gli occhi che gli brillavano per l’audacia.
Il terzo figlio non disse nulla.
“E a te che sei il mio acquilotto, che cosa posso dare?” chiese il padre.
“Un parlare da saggio” disse il giovane a bassa voce.
Ognuno ebbe quanto desiderava: il più grande il suo sacco d’oro, il secondo genito la sua spada, e quanto al più piccolo, conversò con il padre per tutta la notte.
Quando si levò il sole tutti e tre si misero in cammino.
[..] Così arrivarono nel deserto. La sabbia circondava i tre fratelli da tutte le parti e il sole bruciava la terra senza pietà. [..] Peggio di tutti stava il maggiore che oltre a tutto doveva reggere il peso del suo sacco d’oro. Alla fine fu costretto ad abbandonarlo, altrimenti avrebbe potuto morire nel deserto.
[..] A sera erano in vista di un’oasi fiorente. [..] Ma la strada era lunga e a mezzanotte non erano ancora arrivati. Dovettero fermarsi fuori dalle mura della città [..].
“Vicino alle mura della città spesso girano dei briganti” disse il maggiore. Il secondo fratello gli rispose “Niente paura ho con me la mia spada”. Subito dopo sentirono uno scalpitare di cavalli. “I briganti! Che cosa possiamo fare noi con una sola spada contro tutti loro?” mormorò disperato il secondo fratello. Su suggerimento del fratello più piccolo si rifugiarono su un albero e i briganti passarono via senza accorgersi della loro presenza.
Il mattino dopo i fratelli scesero dall’albero e ben presto entrarono in città. [..] Scoraggiati ed affamati si aggiravano per il bazaar guardando con gran desiderio la frutta e il pane fresco che erano in vendita. Il fratello minore disse: “Aspettate, proverò ad aiutarvi”.
Salì su un pietrone e gridò a pieni polmoni: “Chi di voi vuol sapere come si può pulire l’acqua torbida con la sabbia gialla? Chi di voi vuol sapere come si possono riconoscere i continenti osservando le stelle? Chi di voi vuol sapere come si può salvarsi dal morso del serpente velenoso? Venite tutti qui da me! Ho imparato tutte queste cose utili da mio padre e volentieri dirò tutto quello che so a chi ne ha bisogno”.
[..] Il mattino successivo, quando i tre fratelli lasciarono la città, ognuno di loro era seduto su un cammello e portava alla cintura un sacco di monete, riso, sale e tè verde. Tutto questo l’aveva guadagnato il fratello più piccolo.
Secondo noi questa fiaba descrive bene l’impressione che ci siamo portati a casa del popolo uzbeko. Anche il significato della parola uzbeko, in fondo, descrive bene questo popolo: la parola significa padroni di sè stessi.
A noi gli uzbeki sono sembrati un popolo orgoglioso che, come i tre fratelli della fiaba, vuole viaggiare e scoprire nuove avventure per crescere.
Una crescita anche economica, certo, in una poco raccomandabile imitazione di noi occidententali. Eppure secondo noi non è solo una questione economica, ma è anche la voglia di conoscere nuove culture e nuove persone. Lo testimoniamo le numerose foto che abbiamo fatto con i passanti che ogni volta volevano sapere del nostro paese, del nostro lavoro, della nostra famiglia.
Gli uzbeki ci hanno dato l’impressione di essere legati alla loro religione, ma forse di più legati alle loro tradizioni e agli antichi saperi che provengono dalla loro storia, tanto variegata quanto ricca. E la storia dell’Uzbekistan è indissolubilmente legata anche alla mitica Via della Seta e al suo meraviglioso artigianato.
Fonte: “Fiabe e leggende dal mondo islamico” selezione dei testi di Emanuela Luisari Editori riuniti, 2001
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